NUOVO UMANESIMO O NICHILISMO
OMNIA SUNT COMMUNIA
La
presente ricerca pone al centro delle sue riflessioni l’idea di umanesimo nel
pensiero occidentale. L’analisi interessa fondamentalmente tre passaggi (o
paradigmi): l’umanesimo delle origini o dell’appartenenza, l’umanesimo della
modernità o dell’emancipazione e l’umanesimo del futuro o della responsabilità
planetaria, ultima spiaggia per la sopravvivenza dell’umanità.
La ricerca dimostra non solo l’importanza storica dei primi due umanesimi nel pensiero dell’Occidente, ma anche e soprattutto la necessità esistenziale globale di riunificarli e aprire a una terza forma di umanesimo: l’umanesimo della responsabilità planetaria. Un umanesimo (nuovo, planetario) in grado di unire gli sforzi storici dell’emancipazione dell’uomo con i luoghi di appartenenza (l’idea originaria di phisis e l’idea di kosmos), che potremmo tradurre oggi con le voci: (ricerca di) umanità e (cura e difesa della) natura. L’umanità è, in questo senso, la ricerca continua di una paideia universale all’insegna di un’etica minima condivisibile da tutti i popoli. Un umanesimo dell’emancipazione, in rottura e non in unione con l’umanesimo dell’appartenenza, trascina l’Occidente (e globalmente) verso la perdita dell’idea di umanità, sulla via inesorabile di una deriva nichilistica.
La ricerca dimostra non solo l’importanza storica dei primi due umanesimi nel pensiero dell’Occidente, ma anche e soprattutto la necessità esistenziale globale di riunificarli e aprire a una terza forma di umanesimo: l’umanesimo della responsabilità planetaria. Un umanesimo (nuovo, planetario) in grado di unire gli sforzi storici dell’emancipazione dell’uomo con i luoghi di appartenenza (l’idea originaria di phisis e l’idea di kosmos), che potremmo tradurre oggi con le voci: (ricerca di) umanità e (cura e difesa della) natura. L’umanità è, in questo senso, la ricerca continua di una paideia universale all’insegna di un’etica minima condivisibile da tutti i popoli. Un umanesimo dell’emancipazione, in rottura e non in unione con l’umanesimo dell’appartenenza, trascina l’Occidente (e globalmente) verso la perdita dell’idea di umanità, sulla via inesorabile di una deriva nichilistica.
Che
cos’è la vita buona?
Il
futuro è una categoria etica, un’idea regolativa per portare avanti una buona
vita in responsabilità e moralità. Non bastano le conoscenze e i saperi,
abbiamo fortemente bisogno di moralità per orientarci nell’orizzonte dei
principi di una buona vita; allo stesso tempo, abbiamo bisogno del cuore per
muovere e smuovere la responsabilità di coscienze ferme al sonno
dell’indifferenza. La responsabilità è una questione etica, ma senza i
sentimenti, senza il cuore, anche l’etica rimane sospesa, fredda, inerme. Senza
l’empatia, non si entra nel rispetto, nel riconoscimento, nell’affetto per
l’altro e per le cose. Il passaggio dall’Io al Noi non è, come qualcuno teme,
la negazione del sé, la perdita della propria identità. L’inter-relazione è riconoscimento
reciproco, rispetto reciproco. Ecco perché l’educazione alla mondialità si
dispiega su due piani: da un lato, sul piano antropologico che è lo sviluppo
dell’uomo nella sua integralità e che presuppone i tre più volte menzionati
ambiti di scienza, morale e arte e, dall’altro, sul piano della convivenza
pacifica planetaria dei popoli, nella difesa e nella cura della vita (non solo
umana) e della terra.
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